Il Dhaulagiri da Poon hill
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Accesso: Jomoson via aereo da Kathmandu
Partenza: Jomoson 2720m
Dislivello: +4000m; -6000mm
Difficoltà: E
Tempo di salita: 2h30'
Periodo consigliato: Metà
Settembre-Metà Dicembre
Segnavia:
Cartografia: Schneider editore
1:100.000 Annapurna (distribuita da Nelles); National Geographic Trail
illustrated 1:135.000 Annapurna Adventure Map
Bibliografia:
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O. Amman, G. Barletta Nella terra degli
Dei 1000 chilometri a piedi in Nepal, Ed. Dall'Oglio, Varese 1983,
pag. 109 e seguenti;
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S. Bezruchka, A Guide to TREKKING
IN NEPAL, Ed. Sahayogy Press, Kathmandu 1981, pag. 131 e seguenti
- B. Mayhew, J. Bindloss,Trekking in Nepal, Ed. Lonely Planet (3° edizione
italiana 2010), pag. 192-206
Note:
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1° Giorno (13-01-1984)
Katmandu-Jomoson-Kagbeni-Kingar
La giornata comincia presto alle 5 perchè devo prepararmi lo zaino
e lasciare il bagaglio in eccesso all'albergo. Alle 6,30 sono all'aeroporto
di Kathmandu e dopo circa 2 ore parto sul traballante aeroplanino (14
posti) con una hostess graziosa e gentile (Malamana). Ma attenti, la prima
partenza è falsa, perchè dopo 5 minuti di volo ritorniamo
all'aeroporto internazionale Tribhuvan per noie al motore. Dopo circa
un'ora ripartiamo e questa volta è quella buona. Lo spettacolo
delle montagne è imponente: riconosco l'Annapurna e il Nilgiri.
In circa un'ora siamo a Jomoson; ero l'unico europeo sull'aereo pieno
di nepalesi con le più svariate merci in cabina (uova, pentole,
radio, ecc.). Jomoson è immerso in un paesaggio lunare, non c'è
un albero, siamo a 2700 metri ed il Nilgiri Sud è veramente imponente
con il suo versante Nord che cade sul paese. Mi incammino con il mio zaino
di 13kg, un peso piuma per i portatori nepalesi abituati ai carichi di
35-40 chili. Seguo il corso del Kali Gandaki e dopo circa 3 ore sono a
Kagbeni. Decido di continuare per Kingar, così domani sarò
più vicino a Mutkinak; le 3 ore che seguono sono un calvario, pago
il mio scarso allenamento, ma sono ripagato dalla vista del Tuchuka Peak
(7000m) e del Dhaulagiri veramente imponente. É bellissimo, ogni
persona che incontroi saluta con il suo "Namastè" (saluto
il Dio che è in te). Molte delle carovane di asinelli che incontro
vengono da Mustang, il Kingdom proibito agli stranieri. Alle 16, stremato
arrivo al Kingar Lodge dove mi riposo e prendo un tea with milk. Scende
la notte ed è veramente fredda (-15°C) per fortuna che la down
jacket (piumino) e lo sleeping bag che ho affittato a Kathmandu sono ottimi.
Prima di andare a letto scambio le mie vecchie scarpe Canguro con un bellissimo
paio di di tibetan boots (mal me ne incoglierà) fatti di cuoio
e pelliccia di yak e ceno (Mustang beer, tibetan bread, vegetal omelette
e gnocchi vegetali); ogni cosa è buona, ma sa di capra in modo
impressionante, mi ci abituerò. Alle 20,30 dopo aver bighellonato
un'ora attorno al fuoco (davanti brucia e dietro geli) mi metto a letto
nella mia camera senza un vetro alla finestra, sperando che il sacco a
pelo sia caldo, così è infatti, perchè nel corso
della notte mi toglierò la calzamaglia.
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2° Giorno
(14-01-1984)
Kingar-Jarkot-Muktinath-Kingar
Colazione con tibetan bread e tea e mi avvio per Muktinath, attraverso
il villaggio di Jarkot 3612m, che con le sue case piatte (tibetane) e
le bandiere di preghiera che garriscono al vento è magnifico (è
stato utilizzato come location per il Marco Polo televisivo del 1982).
Dopo un'ora e mezza ed una foto ad un'aquila sono a Muktinath. Questo
paese è un famoso centro di pellegrinaggio per tibetani, indiani
e nepalesi; vedo le sue sacre fontane, il tempio tibetano, le fiammelle
di metano sotto il tempio di Bhudda, le bandiere ed i tamburi di preghiera.
Tutto è mistico. La macchina foto si ferma, siamo sotto zero e
le batterie ne patiscono. Torno indietro e pranzo al Muktinath Hotel,
perfetto nella sua semplicità; la proprietaria mi racconta che
qui 4 anni fa vennero degli italiani a girare scene del Marco Polo televisivo,
infatti vedo un adesivo della produzione su di un muro. Do un ultimo sguardo
alla faccia Nord dell'Annapurna e torno a Kingar, dove dopo cena alle
20,30 vado di nuovo a letto perchè non resisto al freddo.
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3° Giorno (15-01-1984)
Kingar-Kagbeni-Jomoson
Mi alzo, preparo lo zaino, saluto il gestore e parto per Kagbeni. In
discesa continua la lotta con la batteria della macchina fotografica;
alla fine trovo la soluzione, la metto in tasca e la inserisco nella macchina
al momento di scattare la foto. Incontro trekkers di tutto il mondo, eccetto
che dall'Italia. A mezzogiorno sono a Kagbeni, la porta vietata di Mustang:
la gente è ospitale, le mucche sono pelose (Yaks) ed i bambini
bellissimi, chiedono caramelle e penne in continuazione. Ne do loro qualcuna,
me le ero portate dietro apposta. Pranzo e mi incammino per Jomoson, c'è
un vento fortissimo e fa freddo, nonostante siano solo le 15, una carovana
di yaks mi accompagna fino al paese. Questo paese è più
caro di Kingar e di Muktinath, forse perchè è vicino all'aeroporto.
Rifletto sulle carovane di asini e yaks incrociate; sono le stesse che
incrociò Marco Polo? Mi sento un pò Marco Polo anch'io.
Fuori dal lodge (bello) il vento continua a soffiare, il Nilgiri incombe,
carico di nevi e di nebbie, proprio come lo aveva visto Herzog nel 1950
cercando la strada per salire l'Annapurna.
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4° Giorno (16-01-1984)
Jomoson-Tuckuke-Kalopani
Mi incammino da Jomoson con la tormenta, che a Tuckuke si trasforma in
pesante nevicata. Pranzo con Peter, un simpatico inglese appassionato
di ornitologia con cui raggiungo Kalopani nella nebbia e con circa mezzo
metro di neve. Penso al tempismo con cui ho scambiato le Canguro.
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5° Giorno (17-01-1984)
Kalopani-Dana-Tatopani
Partenza da Kagbeni con Peter, Larry e Genny, gli ultimi due sono americani
del Minnnesota e parlano un inglese per me terribile. Dopo un'ora di cammino
Larry ha dei problemi ad un ginocchio; gli presto la mia ginocchiera.
Spero che il mio menisco non si faccia sentire troppo, altrimenti sarà
durissima. Questa tappa è tutta in discesa, 1200 metri di dislivello.
A Dana intravediamo un pezzo di Annapurna. A sera, ormai al buio, giungiamo
a Tatopani (hot water) 1200m. L'ambiente è cambiato completamente,
siamo passati all'ambiente tropicale, ci circondano alberi di mandarini,
aranci e banane. Pernottiamo al Kamala Lodge, davvero bello. Nel corso
della cena Larry promette di passare da Torino prima di tornare negli
States.
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6° Giorno (18-01-1984)
Tatopani-Phalatè
Parto da Tatopani da solo, perchè gli altri si fermano qui un
giorno. Oggi giornata dura, perchè mi aspettano 1700m di dislivello
per arrivare al Ghorapani Pass; infatti non ci arrivo, mi fermo a Phalatè
ad un paio d'ore dal passo. Qui i campi sono verdissimi. Prima di giungere
a Phalatè sbaglio strada, per fortuna due nepalesi mi fermano dandomi
le giuste indicazioni; perdo così solo 10 minuti.
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7° Giorno (19-01-1984)
Phalatè-Ghorapani-PoonHill (Panorama sull'Annapurna, Dhaulagiri,Tuckuke
Peak ed i tre Nilgiri )
Finalmente oggi vedo il Dhaulagiri e l'Annapurna Sud (imponente). In
compagnia di Murry e Lise arrivo al Ghorapani Pass (horsewater) dove ci
fermiamo all'Annapurna Lodge. La vegetazione è di nuovo cambiata,
siamo nella terra dei rododendri giganti. La strada che porta al Ghorapani
Pass è dura, perchè c'è molta neve, la traccia è
gelata e le mie scarpe da ginnastica non sono certo l'ideale per questo
tipo di terreno. Si alza la nebbia e non vediamo più nulla, ma
ci dicono che al tramonto ed all'alba la nebbia non ci sarà, spero.
Primo tentativo verso Poon Hill al tramonto, ma va buca, la nebbia non
si alza ed inoltre sto male, una dissenteria feroce mi perseguita. Alla
sera, dove mi sono nutrito solo con una minestrina chiacchero con il proprietario
del Lodge, un interessante nepalese, che ha speso 16 anni nell'esercito
inglese. Ha visitato 16 nazioni, ha combattuto contro i malesi ed ha montato
la guardia tre volte a Buckingam Palace, dove ha visto tre volte la Regina
d'Inghilterra, mentre non ha mai visto il suo Re; infatti non lo ama troppo.
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8° Giorno (20-01-1984)
Ghorapani-Ullere-Birethanthi
In compagnia di Lize, Murry ed Josef, un simpatico austriaco, all'alba
ci rechiamo di nuovo a Poon Hill e questa volta lo spettacolo è
grande. La vista spazia dal Dhaulagiri, al Tuckuke Peak, i tre Nilgiri
e l'Annapurna Sud e I°. Non ci sono parole sufficienti per descrivere
questo spettacolo. Ritorniamo all'Annapurna Lodge e dopo il breakfast,
ricco come al solito, ci avviamo per Birethanti, avremo 1600 metri di
discesa. Incrociamo una miriade di asinelli, i locali mezzi di trasporto
ed a Ullere, caso unico in tutti i 10 giorni del trekking incrocio un
italiano: Marco di Torino. Apprendiamo la notizia che a Chandrakot hanno
ucciso e rapinato due turisti in tenda, mah? Al far della sera giungiamo
Birethanti, dove finalmente posso lavarmi i piedi nel fiume, gran sollievo
dopo sette giorni. Ci concediamo un paio di birre indiane, carissime,
ma tant'è.
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9° Giorno (21-01-1984)
Bhirethanti-Naudanda (panorama sul Machapucharè e sull' Annapurna
S-I-II-IV)
Oggi da Birethanti arriviamo a Naudanda, l'ultimo Big Pass, sono 800
metri di salita. I villaggi che incontriamo sono belli e ordinati, ricordano
il Trentino. Da Naudanda possiamo vedere Pokhara, il termine del nostro
trekking.
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10° Giorno (22-01-1984)
Naudanda-Pokhara
All'alba la vista degli Annapurna I°, Sud, II°, IV° e Machpucharè
è di nuovo grande, ma ormai sono stanco, sporco e miro solo più
ad arrivare a Pokhara il più presto possibile per lavarmi. Ultima
disavventura, giusto sopra Pokhara sbagliamo sentiero e così dobbiamo
attraversare faticosamente una miriade di campi di riso, ma finalmente
siamo a Pokhara. Soggiorniamo nell'hotel dove stava Josef, tranquillo
e pulito. Dopo pranzo, grande doccia e bucato. Nel pomeriggio incontro
il gestore del Lodge di Kingar, l'infezione alla sua gamba è peggiorata
ed è venuto qui per ricoverarsi all'ospedale. Si è fatto
cinque giorni di marcia... Alla sera cena di Addio con Lize, Murry e Josef.
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