Cayambe 5790m

Il Cayambe è un vulcano dell'Ecuador situato nella Cordillera Central, sottogruppo delle Ande. Si trova nella provincia di Pichincha a circa 70 km a Nord-Est di Quito. È la terza montagna per ordine di altezza dell'Ecuador. Sul Cayambe tempeste di neve e venti forti sono più frequenti di tutti gli altri picchi in Ecuador. Esso può essere scalato tutto l'anno, anche se da ottobre a gennaio sembra il periodo migliore.

Accesso: Cayambe

Partenza: Rifugio Oleas - Ruales - Berge 4600m
Dislivello: +1190m;
Difficoltà: PD+
Tempo di salita: 8h
Periodo consigliato: Giugno-Agosto
Segnavia:
Cartografia:
Bibliografia: http://www.julioverne-travel.com/index.php/en/andes-highlands/climbing/cayambe
Punti di appoggio: Rifugio Oleas - Ruales - Berge 4600m
Note:

Rifugio Cayambe

Rifugio Cayambe, ore 0,20 Partenza

 

Itinerario

1° Giorno (04-11-2016)

(Hacienda Guachalà) - Cayambe - Rifugio Ruales-Oleas-Bergè 4600m

Salita=0m Discesa=0m L=8,3km

Alle 11, sistemati in una stanza i bagagli che non servono per la salita al Cayambe, lasciamo la magnifica hacienda Guachalà a bordo dei due fuoristrada delle guide. Sosta pranzo a Cayambe, animata cittadina non molto distante, sui 2800m, ai piedi dell'omonimo vulcano. Poi inizia la lunghissima risalita di una sterrata che nei primi chilometri è lastricata con grosse pietre squadrate, e nel seguito, superati gli ultimi villaggi e le fattorie sparse, è invece più disastrata, con profondi solchi, buche e invasa dalle pietre. Si attraversano immense praterie, ora su un fianco ora sull'altro di alture collinose e tondeggianti che conducono ai piedi della montagna, ora immersa nelle nubi. Dopo un ultimo ripido tratto veramente orrendo, le auto riescono a condurci fin sulla porta del Rifugio Rifugio Ruales-Oleas-Bergè a 4590 m, dove giungiamo verso le 15, mentre le nuvole si diradano. Il rifugio è custodito e piuttosto moderno. Abbiamo una camera tutta per noi al 2° piano, con i soliti enormi letti a castello. Ci sistemiamo e approfittiamo della schiarita per una breve escursione di orientamento lungo la larga e piatta cresta rocciosa a valle del rifugio. Il tempo sembra sempre piuttosto minaccioso, con un cielo movimentato da nubi a strati più o meno scuri, e strane inquietanti sfilacciature verticali, tra cui filtrano a tratti timidi raggi di sole. Come in diverse altre occasioni, notiamo come i cieli qui siano sovente straordinariamente spettacolari. Il rifugio è appollaiato sulla cresta ai piedi di un notevole salto roccioso. Di qui passa il percorso di salita ai pendii superiori del ghiacciaio che riversa una fantastica seraccata fino a poca distanza dal rifugio. La cima si fa vedere per pochi istanti tra le nubi sospinte dal vento da est che ha preso a soffiare piuttosto intensamente. La temperatura si è subito abbassata. La sveglia è puntata sulle 22,50.

 

Foto

2° Giorno (05-11-2016)

Rifugio Ruales Oleas Bergè 4600m - Cayambe 5790m

Salita=1190m Discesa=1190m L=12,1km

Alla sveglia, ore 23 ci viene servita una buona colazione. Segue la lunga vestizione. Indossiamo i capi pesanti e quelli antivento. Il vento, infatti, non accenna a diminuire, con periodiche raffiche molto violente. Alle 0,20 ci incamminiamo sotto un cielo stellato. Ciononostante, appena attacchiamo la ripida traccia che si inerpica tra sabbia e roccette subito alle spalle del rifugio, veniamo sferzati da uno spray gelato sparato in orizzontale dal vento. Non capiamo come sia possibile, dal momento che si vedono le stelle. Le roccette bagnate, la ripidità della traccia, il buio, la pioggia e il vento, rendono la salita da subito molto dura. Scavalcata la spalla rocciosa e superato un breve ripiano, riprendiamo a salire ancora su roccette e chiazze di neve fino all'inizio del ghiacciaio, intorno ai 3900 m, dove calziamo i ramponi. La pioggerella si è trasformata in tormentina a grani di riso, sempre accompagnata dal vento. Il ghiacciaio è quasi privo di neve, c'è ghiaccio granuloso con piccoli e facili crepacci su una pendenza moderata. Ha smesso di nevischiare, rimane il vento. Si vedono soltanto le luci delle frontali e lo spettacolo delle cittadine illuminate sul fondovalle. Per il resto si marcia badando esclusivamente a dove si mettono i piedi, senza cognizione di quanto ci attornia. Il raggio di azione delle pile non consente di orientarci. E si va incredibilmente piano. La media oggi sarà di circa 150 m di dislivello all'ora. La pista, sempre piuttosto ripida ma ben tracciata, fiancheggia a lungo roccette e pietraie che emergono dal ghiacciaio. Probabilmente siamo nei pressi di una cresta. A tratti ci giungono con il vento le esalazioni sulfuree di questo che è uno dei tanti vulcani attivi dell'Ecuador. Primi accenni di chiarore. Dopo un breve ripiano la traccia inizia a serpeggiare tra grandi crepacci su pendenze sempre più sostenute. Il tratto in cui si sale tra seracchi e crepacci è molto bello. Le raffiche di vento riportano del finissimo nevischio che immediatamente aderisce agli zaini e agli indumenti ricoprendoli di una patina di brina bianchissima. Incrociamo le cordate che ci hanno superato, e che ora già scendono. Ad un certo punto la nebbia si dirada e improvvisamente scopriamo di essere su un ripido pendio che conduce alla cresta terminale, arabescata da grosse cornici, e culmina con un ampio rilievo tondeggiante. E' l'ultimo ostacolo. Poi siamo in cima, dove finalmente ci investe il sole e tutto riluce, compreso il finissimo pulviscolo di neve portato dal vento. Sono le 7,40. Poco sotto la piatta cupola della vetta si stende un mare di nubi da cui emergono soltanto i coni terminali dei grandi vulcani Antisana, Cotopaxi e, lontanissimo ma inconfondibile, il Chimborazo con il suo cupolone ghiacciato.

Alle 8 iniziamo a scendere, il respiro va meglio, scendiamo con la piccozza e un bastoncino. In breve siamo di nuovo nella nebbia, con visibilità 30 metri. Fa più caldo e la neve, da 5200m in giù, è molle e fa zoccolo. Verso il fondo del ghiacciaio usciamo dalle nubi. Bellissimo il panorama delle vallate, dove luccicano ampie zone ricoperte di serre. Arriviamo alla fine del ghiacciaio. Accanto alla spalla rocciosa scorgiamo un laghetto turchese che nella notte era rimasto invisibile. Aggiriamo la spalla seguendo una scorciatoia lungo una ripida traccia nella sabbia, dove scendiamo finalmente rilassati. Poi il sentiero contorna la base del promontorio roccioso e conduce direttamente al rifugio. Sono 10,45. Ci togliamo la roba pesante di dosso, riordiniamo gli zaini e andiamo a colazione. Alle 11,30 sgombriamo il campo. Dopo la sosta per il pranzo a Cayambe, facciamo una puntatina a Guachalà a recuperare i bagagli, e ripartiamo su un pulmino dell'agenzia per Riobamba. Un viaggio lunghissimo, durante il quale a turno ci appisoliamo. Arriviamo a Riobamba, al Rincon Aleman, alle 19,45.

 

Foto

 

 


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